Si tratta di fibre polimeriche derivate da poliammidi lineari (come ad esempio il Nylon) in cui si possono inserire un certo numero di anelli benzenici aromatici, in sostituzione dei gruppi ammidici.

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Queste fibre presentano un netto aumento delle caratteristiche meccaniche e in particolare del modulo di elasticità. Quando il numero di anelli occupa più del 90% delle posizioni disponibili, si può parlare di poliammidi aromatiche, ormai generalmente dette “aramidi”.

Un primo esempio di fibra aramidica risale agli anni ’60; messo a punto dalla ricerca DuPont e denominato “nomex”. Ha subito riscosso molto interesse in quanto presenta più elevate caratteristiche meccaniche rispetto al nylon, soprattutto a temperature di 300-400°C.   Il Nomex viene per lo più impiegato come filato per la produzione di indumenti ignifughi e come isolante dielettrico.

Un decisivo passo verso una fibra più evoluta e performante è stato fatto da Dupont negli anni ’70 con la messa a punto del “Kevlar”, una fibra che non fonde, ha una elevata resistenza all’urto, possiede una resistenza a trazione confrontabile con molte fibre di carbonio; ma col vantaggio di offrire in più una resistenza specifica più alta del carbonio stesso, grazie alla minore densità. Questo fattore favorisce l’impiego della fibra aramidica in molte applicazioni aeronautiche, navali ed anche in automotive. La resistenza all’urto è la caratteristica più apprezzata ed ha determinato un largo impiego del Kevlar nelle applicazioni militari (veicoli corazzati) e nei giubbotti antiproiettile.
Nella nomenclatura commerciale si distinguono i due tipi di fibra aramidica : il Kevlar 29 per protezioni balistiche (più basso modulo elastico e maggior allungamento a rottura) e il Kevlar 49 come rinforzo di di compositi, Kevlar 49 (più alto modulo e tenacità).